
Rubrica a cura di CHIARA SFERRA
Biologa, nutrizionista
In termini strettamente biochimici siamo ciò che mangiamo,
ma allargando il campo di indagine siamo anche quello che scegliamo di mangiare e anche come lo mangiamo.
La nutrizione umana, infatti, passa per l’alimentazione: al contrario delle piante, compiamo un’azione attiva che ci consente di nutrirci.
Oggi, e soprattutto in questo pezzo di mondo, mangiare significa compiere continuamente scelte più o meno consapevoli
all’interno di contesti complessi in cui la digestione e l’assorbimento di nutrienti rappresentano solo la fine di una staffetta,
non esclusiva di alcuna disciplina particolare.
Questo spazio di approfondimento vuole essere un modo per esplorare questa complessità,
anche attraverso il contributo di professionisti ed esperti in varie discipline
che ci forniranno di volta in volta uno strumento nuovo per leggere ed interpretare la realtà dell’alimentazione.
UN BICCHIERE AL GIORNO…
Facciamo chiarezza sul consumo di alcol e su come ci viene raccontato
Partiamo da qui:
1. Qualsiasi bevanda alcolica contiene una certa quantità di etanolo;
2. L’etanolo è un elemento tossico accertato.
È questo il pericolo legato al consumo di alcol.
Ma il rischio? A quale rischio andiamo incontro bevendo alcol?
Per rispondere al meglio a questa domanda va tenuto presente che, scientificamente, il distinguo che si fa è solo e unicamente rispetto alla quantità di etanolo e non sul tipo di bevanda ingerita (vino, birra, distillati, ecc).
Ma come? Il vino rosso non contiene polifenoli? La birra non apporta sali minerali? Nell’amaro benedettino non c’è il segreto della felicità?
La quantità di polifenoli contenuta in un bicchiere di vino rosso è la stessa che troviamo in una porzione di pane, eppure nessuno sostiene che il pane fa bene al cuore… La capacità di reintegro di sali minerali di una birra è molto inferiore alla capacità di disidratarci proprio perchè contiene alcol (non esistono competizioni sportive in cui viene offerta una birretta nel pacco gara); un bicchierino di amaro, grazie ai suoi 7-10g di zucchero (in 30 ml!!), apporta in media l’equivalente di un cucchiaio abbondante di una notissima crema spalmabile di cui si sente spesso parlare come di “un veleno”…
Potremmo fare esempi all’infinito ma il punto di questo ragionamento è che, quando si parla di alcol, è del tutto inutile concentrarci sul dettaglio, cercare con la lente d’ingrandimento la sottile differenza tra una o l’altra bevanda per scovare la specifica molecola che possa sottrarci dal rischio di pregiudicare la nostra salute.
Sull’alcol se ne sentono tantissime, molti consigli, alcune sciocchezze e infiniti pareri, ma è importante ricordarci che quella del bere rimane una scelta individuale e vale quindi la pena di uscire allo scoperto, senza nasconderci dietro a trascurabili benefici mai accertati ma facendo tesoro delle informazioni oggettive per garantirci delle scelte consapevoli.
Sappiamo che muovendoci in un contesto di serenità ed equilibrio, seguendo un pattern generale sano e sostenibile nel tempo, il rischio legato ad un consumo moderato di alcol potrebbe anche diventare così piccolo da essere trascurabile. Ancora una volta ci conviene guardare al quadro generale (alimentazione varia ed equilibrata, sufficiente livello di attività fisica, stile di vita sano e una certa attenzione alla qualità del sonno) piuttosto che quantificare con dovizia e rigidità quale tipo di bevanda alcolica consumare nell’illusione di poter risolvere facilmente una questione, in realtà, assai più complessa.
Tutti i dati raccolti negli anni indicano che non esiste una quantità di alcol raccomandabile: spetta quindi a noi, di volta in volta, scegliere con flessibilità e moderazione quando e quanto preferiamo assecondare l’aspetto conviviale e sociale che ha l’alcol nella nostra cultura e quanto, invece, preferiamo privilegiare l’aspetto salutistico.
Ma cosa vuol dire bere con moderazione?
Moderazione vuol dire stare dentro “giusti limiti”, dove i limiti sono soggettivi (e dipendono da sesso, età, condizione di salute, ecc) e la giustezza dipende soprattutto dalla risposta a questa domanda: nello sforzo di farne a meno il più possibile, quand’è che preferiamo non rinunciare all’alcol? Un bicchiere la sera, tutte le sere? Solo durante cerimonie e feste comandate? Improvvisando una volta ogni tanto quando si presenta l’occasione?…
Tutte queste modalità possono essere considerate moderate e per nessuna di queste esiste il bisogno di una giustificazione che includa inesistenti proprietà benefiche dell’alcol; come non esiste, attualmente, l’esigenza di una legge ferrea e perentoria che dall’alto ci dica quanto alcol ci è consentito bere (una normativa giustamente già esiste in determinate circostanze, come la minore età o se siamo alla guida, ma non in assoluto).
La moderazione infatti è la direzione verso la quale ci stiamo muovendo. Negli anni abbiamo ridotto drasticamente l’abitudine di bere: dai 19 litri procapite all’anno di alcol puro degli anni 70 siamo scesi agli attuali 6 litri. Questa diminuzione è strettamente legata al miglioramento delle condizioni socio-economiche e alle politiche di sensibilizzazione attuate nel tempo. Il cambiamento delle abitudini di un’intera popolazione è quindi avvenuto anche perché sempre più persone, individualmente, hanno iniziato ad associare il bere alcolici ad un certo rischio per la salute e hanno quindi scelto di ridurne il proprio consumo. In questa presa di consapevolezza collettiva ha giocato, e gioca, un ruolo fondamentale la comunicazione da parte di istituzioni, mass-media, medici, ecc.
Affinché possa esserci una scelta consapevole riguardo il proprio consumo di alcol è necessario che le conclusioni scientifiche siano divulgate in quanto tali alla popolazione generale e non distorte da dinamiche di vario genere. Eppure questa distorsione risulta piuttosto chiara se si pensa che ancora oggi è necessario ribadire che il vino rosso non riduce il rischio di mortalità, la birra non è un integratore di sali minerali e i super alcolici non sono digestivi!
È interessante quindi provare ad approfondire meccanismi e cause di questa ambiguità comunicativa che esiste sull’alcol, ma anche su moltissimi altri aspetti in cui la comunicazione delle spiegazioni scientifiche non segue lo stesso rigore della ricerca scientifica.
Un recente esempio di questa dinamica riguarda la vicenda della scelta irlandese di attuare nuove norme (ovviamente in Irlanda) sull’etichettatura delle bevande alcoliche e di come questa sia stata recepita e raccontata in Italia. Un’analisi attenta e accurata di questo episodio è stata fatta dal prof. Antonio Michele Fino in una diretta Instagram, di cui trovate un’ampia sintesi cliccando qui
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
In queste pagine relative alla relazione tra alcol, salute e legislazione alimentare sono stati citati dati, studi e riflessioni che riportiamo di seguito. Queste proposte di approfondimento sono state preziose per riuscire a ricostruire il quadro generale delle informazioni ad oggi disponibili (e liberamente consultabili) e quindi per poter scegliere consapevolmente che tipo di consumo fare dell’alcol e capire come le istituzioni si stanno muovendo per migliorare le politiche di prevenzione.
1) “Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni. Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute. Rapporto 2022.”
Rapporto pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, scaricabile gratuitamente
2) “Global status report on alcohol and health 2018”
Rapporto sullo stato globable di alcol e salute pubblicato sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS), scaricabile gratuitamente
3) “Come funziona l’Unione Europea, guida del cittadino alle istituzioni europee”
Documento pubblicato sul sito istituzionale europa.eu, scaricabile gratuitamente
4) “Alcol e salute. L’ambiguità del bere moderato”
G.Aimone, E.Joana, A.Maina, R.Mancinelli, A.Vanni in collaborazione con il gruppo ARCAT, pubblicato nel 2011 e scaricabile gratuitamente
5) “Gastronazionalismo”
di Michele Antonio Fino, pubblicato nel 2021 edito da People