Alimentazione

Una questione di equilibri

PCOS E ALIMENTAZIONE:
LA SOLUZIONE NON E’ UNA SOLA AZIONE

La sindrome dell’ovaio policistico “PCOS” è il disturbo ormonale più comune tra le donne in età fertile. Non si chiama “malattia” ma “sindrome”, che significa: “insieme di sintomi provocati da diverse cause” quindi già dal nome apprendiamo che:

• Si tratta di un problema complesso, quindi possiamo già cestinare tutte le soluzioni semplici!

• Non esiste un colpevole, ma una serie di fattori interni, esterni, ereditati, acquisiti, ed altri elementi che ancora neanche abbiamo individuato con certezza.

Fatte queste due doverose premesse, la prima domanda che ha senso farci è: qual è il nesso tra ciò che mangiamo e questa sindrome endocrinologica?
Il collegamento, semplificando tantissimo, è il seguente: circa l’80% delle persone con diagnosi di Sindrome dell’ovaio policistico presenta anche un quadro di alterazione metabolica noto come insulino-resistenza (ossia dalle analisi del sangue risultano alterati alcuni valori).
L’insulina è quell’ormone che dà il permesso ai tessuti (le cellule che formano gli organi) di accaparrarsi lo zucchero che trovano nel sangue per poterlo usare come carburante per continuare a vivere e/o crescere. Quindi i tessuti devono saper riconoscere l’insulina e rispondere al suo comando per poter ricevere la loro dose di zucchero.
Essere resistenti all’insulina significa che l’ormone e i tessuti iniziano a parlare lingue diverse, non si capiscono più tanto bene, con la conseguenza che lo zucchero entra meno nelle cellule e rimane di più nel sangue.
Ma come ci arriva lo zucchero nel sangue? Principalmente: mangiando.
Ed ecco quindi come arriviamo al nesso tra alimentazione e PCOS.

Possiamo farci a questo punto la seconda domanda:
esiste un’alimentazione capace di farci “passare” la PCOS e ripristinare le sue conseguenze metaboliche?

Ricapitoliamo: Da una parte per sopravvivere dobbiamo mangiare (con o senza insulino-resistenza) dall’altra parte, rispondere male all’insulina, ci porta ad avere più zucchero di quello che vorremmo nel sangue dopo mangiato e nelle ore successive.
Che si fa? Si smette di mangiare zucchero? Sarebbe una soluzione se non fosse per quel piccolo dettaglio che il nostro corpo sa trasformare QUALSIASI cosa noi mangiamo in zucchero, e non lo fa per cattiveria, ma perché tante cellule sanno usare solo quello per funzionare, e sono cellule parecchio importanti come alcune cellule del sangue (i globuli rossi e i leucociti), dell’occhio, dei reni e persino delle cellule presenti in alcuni muscoli.
Insomma, il corpo non lascerà morire di fame queste cellule, e quindi, qualsiasi cosa noi facciamo o mangiamo alla fine questo zucchero nel sangue ci arriva (per fortuna), magari un po’ meno di quello che arriverebbe con una dieta bilanciata, ma statisticamente quasi nessuno risolve così il problema dell’insulino-resistenza.
Perché? Perché, in questo caso, una dieta priva di zuccheri ha un rapporto costi-benefici molto sfavorevole: pensiamo al fatto di dover eliminare completamente la frutta dalla dieta, oltre che la convivialità, molti gusti e sapori ed in generale gran parte del piacere di un’alimentazione più libera e varia… non sembra più un’idea tanto geniale! (Vero?).
Ecco che grazie a questo ragionamento siamo arrivati al punto centrale della questione: quando parliamo di salute (ma vale anche per tanti altri temi) non tutte le soluzioni possono essere valutate solamente in rapporto ai risultati ottenuti su una sola variabile, perché noi non siamo unicamente quel valore ematico fuori dal range, siamo sistemi complessi e geneticamente programmati per rimanere in equilibrio con l’ambiente interno ed esterno. Spostare un pezzetto, cambiare un’abitudine, stravolgere la dieta (e così via) significa scuotere un po’ tutto il sistema, ed è per questo che ogni soluzione va valutata nel complesso dell’impatto che questa ha su di noi (intesi come organismi viventi e non come sassi immutabili ed eterni).
Quindi, visto che la dieta da preferire è (come quasi sempre) una qualunque dieta bilanciata adatta ai nostri gusti, bisogni e abitudini, rispondiamo alla vera domanda che può tornarci utile per discriminare una proposta alimentare adeguata da una che proprio non lo è: quale NON è la dieta giusta per la PCOS?
Quella che vuole che da domani (o meglio, da lunedì) si faccia tutto diversamente da come si è fatto fino ad oggi, senza pianificare il giusto allenamento (mentale e non solo) per poter raggiungere risultati nuovi!

CHIARA SFERRA
Biologa, nutrizionista
(InizioLunedì)

 

 

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