
GUSTO E DISGUSTO
a cura di MARCO SANTARELLI
NON È MAI TROPPO TARDI
(per andare…)
Alla televisione del passato dobbiamo molto: interessanti inchieste giornalistiche, bellissimi varietà, affascinanti sceneggiati, e soprattutto l’unità linguistica del paese — un’impresa per niente facile e breve, che trovò il suo momento emblematico nella popolarissima trasmissione del maestro Alberto Manzi, Non è mai troppo tardi, dove con metodo di grande efficacia e modernità pedagogica, si insegnava l’Italiano agli italiani, e grazie alla quale, tra il 1960 e il 1968, quasi un milione e mezzo di italiani uscirono dall’analfabetismo conseguendo la licenza elementare.
La nostra Rai ha avuto il suo periodo d’oro e un periodo, diciamo così, di latta che ancora resiste e ci fa rimpiangere il tempo che fu. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una gran quantità di garbage — come direbbe qualche giornalista televisivo linguisticamente globalizzato — tanto da farci disaffezionare a quello che un tempo era un cubo, ora trasformato in una lastra di elettrodomestico.
Tra i numerosi garbage anche le trasmissioni di cucina che hanno creato una nuova nicchia nello star system: gli chef televisivi. Ma oltre a destare illusioni cucinarie nelle menti di casalinghe immemori della grande cucina casalinga italiana, questi chef televisivi hanno una responsabilità nuova, grande e originale, ossia l’aver finalmente gettato le basi strutturali dell’”italiano maccheronico”; maccheronico in senso letterale. Ascoltate bene uno dei tanti chef televisivi impegnato a dare “suggestioni” invece di più semplici “consigli”: egli non dirà più, “taglio”, ma “vado a tagliare”; non più “impasto”, ma ”vado a impastare”; non più, “insaporire”, ma “vado ad insaporire”.
Hanno insomma inventato una nuova forma grammaticale con il verbo andare messo davanti ad un altro verbo, quasi fosse un novello servile, lasciando gli “amici a casa” totalmente “suggestionati” da tanto imperterrito andare. E il brutto è che, purtroppo, nel chiuso delle case, si sente un “vado ad apparecchiare”, “vado a buttare la pasta”, “vado a pulire”…
Insomma, se proprio vogliamo che la televisione ridiventi propulsore della cultura, allora il nuovo Amministratore Delegato della RAI, appena sente qualche chef televisivo dire “vado a…” non deve far altro che ristabilire il senso del verbo andare pronunciando un semplice quanto perentorio “vada via!”.