
L’EDITORIALE di Marco Santarelli
Fame di emozioni
Si potrà dire che i contenuti di questa news-letter ruotano tutti intorno a quell’intreccio di nuclei nervosi chiamato ipotalamo? Autentica stazione di controllo del traffico di informazioni tra sistema nervoso e sistema endocrino (quello che regola la secrezione degli ormoni), tra i tanti equilibri fisiologici dovuti all’attività dell’ipotalamo vi è il sonno, l’innamoramento, la pressione del sangue, la temperatura corporea, gli stati emotivi e — quello che più concerne una gelateria — la percezione della sete e il senso di sazietà e di fame.
La fame: che parola antica! Parola che nei secoli ha cambiato di significato, molto più di tutte le altre parole che indicano sensazioni e sentimenti non meno importanti. L’amore per esempio è sempre lo stesso da Catullo ai giorni nostri. Ma sapremmo noi immaginare che cos’era la fame, in Italia, molti decenni or sono?
La fame, secondo la definizione di Sharman A. Russell, è “lunga quanto la storia”.
Eppure l’esperienza della fame nessuno sa descriverla. Fame e sazietà sono, sempre secondo Russell, i “poli tra cui oscilliamo per tutta la nostra esistenza”. Ma rispetto al passato, è un’illusione la fame che patiamo al giorno d’oggi, dicendo di aver fame. Nella nostra attuale società, quando la fame bussa all’ipotalamo, non facciamo altro che andare in cucina e aprire il frigorifero.
Più che di fame dovremmo parlare di stati d’animo e di emotività, tanto che si è creata la definizione di emotional eating, ossia fame emotiva: mangiare non tanto per fame, quanto perché quel cibo tanto desiderato modifichi un particolare stato emotivo, soddisfacendo il bisogno di gratificazione. Sembra che il cibo, più dei soldi, conosca il funzionamento dei tasti dell’umore.
Questa premessa per introdurre la presentazione del libro di Alessia Romanazzi — psicologa e psicoterapeuta specializzata in disturbi d’ansia e fame nervosa — che ha per titolo “Lascia il freno a mano delle tue emozioni – Come liberarsi dei blocchi emotivi e tornare a respirare”.
In occasione della presentazione del libro, Gelato d’Essai ha pensato bene di inaugurare un’altra iniziativa che rimarrà costante: stuzzicare la fame con l’aperitivo al Gelato Bistrò, che questa volta prevede “Bruschetta al sorbetto di pomodoro e origano” e “pizza, mortadella grigliata e gelato al pistacchio”, oltre a un calice di vino a scelta dalla selezione dei Vini Artico. Mancava questo tassello importante, l’aperitivo, sulla strada della emancipazione del gelato dai confini del dessert, ed oggi possiamo finalmente annunciare che ogni venerdì e ogni sabato sarà possibile affidarsi al Gelato Bistrò per sollecitare la fame, e quindi l’arrivo della felicità — o almeno quel grado di gioia quotidiana che siamo in grado di pianificare e costruire senza smuovere troppe montagne. Per che cos’altro si lavora in una gelateria se non per questa felicità?
E a proposito di piaceri, soddisfazione piena riguardante la scheda dedicata al nostro Gelato d’Essai da parte del Gambero Rosso, nella sua guida “Gelaterie d’Italia 2023“: “Quartiere Centocelle, sotto una galleria coondominiale. Qui Geppy Sferra ha avviato una rivoluzione nel nome del gelato di qualità proposto nei classici coni e coppette, ma anche all’intero di piatti salati: dalla bruschetta con sorbetto di pomodoro e origano, agli spaghetti di zucchine, menta, mandorle tostate e alici con gelato alla Ricotta Romana Dop”. Grazie al Gambero Rosso per averci nuovamente inseriti nella guida più importante del nostro settore, che seleziona le migliori gelaterie sulle oltre 35.000 esistenti, confermandoci anche il doppio cono di merito!
E affinché i graditi apprezzamenti abbiano un fondamento chiaro, nelle pagine seguenti continua il nostro racconto sulle materie prime utilizzate in laboratorio e sui macchinari, elementi imprescindibili per la preparazione di un ottimo gelato, equilibrato nella composizione e nel gusto, e inappuntabile per lavorazione e igiene. Parlare di questi macchinari specifici (in questo numero proseguiamo con il discorso sul mantecatore aperto la volta scorsa), oltre ad esaltare la gelateria artigianale, significa anche rendere omaggio all’industria italiana del settore, sicuramente una delle più avanzate al mondo.
E anche le domande allo staff servono a dare sostanza ai giudizi che riguardano il prodotto, poiché hanno lo scopo di svelare la personalità e il pensiero di chi è a contatto con il pubblico. È come mettere la persona “a vista”, in perfetta simbiosi con i laboratori, appunto, “a vista”.
E poi le notizie sui nostri appuntamenti consueti, le incursioni in territori a noi vicini, come la pasticceria e la gastronomia, e infine i nostri suggerimenti sui film in uscita da non perdere, e i libri da leggere o da regalare.
Insomma tutto ciò che serve al consumatore consapevole di gelato per aggirarsi in altre estetiche consapevolezze.
EMULSIONI n. 2/2023 – Torna al sommario