
I FILM DEL MESE
a cura di MARIO MAZZETTI
fice.it – Federazione Italiana Cinema d’Essai
MON CRIME LA COLPEVOLE SONO IO
di François Ozon
Titolo originale: Mon crime | Sceneggiatura: François Ozon dalla pièce di Georges Berr e Louis Verneuil | Fotografia: Manuel Dacosse | Montaggio: Laure Gardette | Musiche: Philippe Rombi | Interpreti: Nadia Tereszkiewicz, Rebecca Marder, Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon, André Dussollier
Produzione: Mandarin Cinéma, FOZ, Gaumont, Playtime | Distribuzione: Bim
Francia 2023 | b/n & colore 102’
Abile nell’affrontare i generi più diversi, stavolta François Ozon li mescola, proponendo un film fra giallo e commedia che rimanda al precedente 8 donne e un mistero.
Mon crime è un ironico, lieve divertissement ambientato negli anni ’30 che, pur raccontando un omicidio, non si prende mai sul serio ma guarda al modello Lubitsch. Irresistibile l’elegia della menzogna in grado di ribaltare i valori, sullo sfondo di un mondo dove la verità è continuamente manipolata e a trionfare, come dimostrano gli imperdibili titoli di coda, sono l’inganno e la furbizia. Tanti i temi affrontati: l’emancipazione femminile, l’amicizia e solidarietà fra donne, la cinefilia nel fondamentale passaggio dal muto al sonoro, l’imprevedibilità della giustizia, la satira sociale. Il tutto in una confezione di gran classe, con sequenze in bianco e nero per i flashback e gli spezzoni di immaginari film d’epoca, cui si contrappongono scene e costumi coloratissimi. L’effetto comico è affidato a dialoghi velenosi e battute di grande attualità, benché Mon crime adatti una pièce del 1934.
Al centro un’aspirante attrice senza talento e un’avvocata senza clienti, compagne di stanza a Parigi: quando la prima viene accusata di omicidio, le amiche decidono che si dichiarerà colpevole e la seconda ne assumerà la difesa. Il processo si trasforma così in una recita, con un esito che favorirà la carriera dell’attrice, non senza complicazioni. (Franco Montini, da Vivilcinema n. 1/2023)
L’INNAMORATO, L’ARABO E LA PASSEGGIATRICE
di Alain Guiraudie
Titolo originale: Viens, je t’emmène | Sceneggiatura: Alain Guiraudie, Laurent Lunetta | Fotografia: Hélène Louvart | Montaggio: Nathalie Vidal | Interpreti: Jean-Charles Clichet, Noémie Lvovsky, Iliès Kadri, Dora Tillier
Produzione: CG Cinéma, Arte | Distribuzione: Satine Cult
Francia/Belgio 2022 | colore 100’
Lo sconcertante titolo italiano di Viens, je t’emmène di Alain Guiraudie (Lo sconosciuto del lago) ha il merito di identificare il tema del film: gli stereotipi. L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice sono le tipologie umane dei protagonisti che danno vita a una deliziosa ronde, ma che in quelle categorie stanno molto stretti.
A Clermont-Ferrand, Médéric (Jean-Charles Clichet) è un 30enne solitario e abitudinario, che nelle sue corse mattutine incrocia la prostituta Isadora (Noémie Lvovsky) e se ne innamora. L’arabo è un ragazzo che vive per strada, sospettato di aver partecipato a un attacco terroristico. Ognuno dei tre corrisponde e allo stesso tempo sfugge allo stereotipo: Médéric è frustrato nella sua passione d’amore per Isadora, che persegue metodicamente il proprio piacere ed è sposata a un marito geloso che la insegue ovunque; l’arabo ispira tenerezza, al punto da venire adottato e protetto dall’intero condominio, dove convivono l’inquilino pistolero e quello razzista, pronti a ricredersi quando si tratta di difendere i più deboli.
Il tutto in una girandola di avvenimenti e inseguimenti ispirata alla tradizione del vaudeville (e, per ammissione del regista, a La regola del gioco di Jean Renoir), dove gli amplessi di Médéric sono continuamente interrotti e i cliché ribaltati con partecipazione umana e uno sguardo lucido e divertito, capace di mettere a nudo le paranoie della società francese per la sua stessa complessità multietnica. (Barbara Corsi, da Vivilcinema n. 1/2023)
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